domenica 12 settembre 2010

La Matrice di Matrix

Matrix. Tutti hanno visto Matrix!
A non tutti, però, è piaciuto Matrix. A livello di fenomeno sociale è stato sicuramente più importante di Avatar, ma, nonostante questo, ha incassato molto di meno ai botteghini.

Parliamo un secondo di quello che c'è prima del film.
Mettiamoci nei panni dei Wachowski, due fratelli cresciuti insieme nella stessa casa, con gli stessi hobbies e gli stessi amici. Leggere fumetti, guardare cartoni in tv, giocare a D&D. Dei veri nerd d'eccezione! Lavorare in coppia non è mai una passeggiata, ma per due menti come le loro non può che essere una ricchezza. Non vi è contrasto, è come se la stessa persona avesse il doppio della creatività e inventiva. Per chi non lo sapesse, i Wachowski (Larry e Andy) sono la mente dietro a Matrix, ne hanno scritto il soggetto, la sceneggiatura e hanno preso le redini della regia, una volta che il progetto è ufficialmente sbarcato sul set.

Senza entrare nel dettaglio delle sequenze particolari, di cui ci occuperemo in futuro, dal film emergono due elementi fondamentali: il film d'azione ed il film riflessivo. Questa struttura dualistica alternata proviene dal background culturale condiviso dei fratelli ed in particolare dall'animazione giapponese.
Chi, come me, è appassionato di anime avrà sicuramente visto Akira e Ghost in the shell, due tra i maggiori capolavori dell'animazione nipponica. La peculiarità di entrambi questi prodotti, oltre alla loro ambientazione futuristica steampunk (per intenderci, quella “alla Blade Runner”) che li accomuna, sono le tematiche di rilevanza sociale che vengono alternate a sequenze di grande azione, come le corse in motocicletta di Akira ed i combattimenti di arti marziali.
In Matrix vediamo trasportati gli stessi elementi e le stesse tematiche. Le inquadrature ed i movimenti di camera sono propri della tecnica fumettistica cartacea e della più recente animazione e le sequenze dialogate sembrano estrapolate da un saggio di Baudrillard. Tral'altro, non soddisfatti del tutto, dopo la premiere di Matrix in Giappone, i Wachowski hanno collaborato con alcuni tra i più prestigiosi studi di animazione e hanno prodotto Animatrix, un piccolo gioiellino composto da 9 cortometraggi animati di cui parleremo molto presto.

Tutto questo potrebbe sembrare innaturale, da un certo punto di vista. Molti non hanno apprezzato il film poiché hanno pensato “non è ne carne, ne pesce”, le persone che sono entrate in sala per un film filosofico sono rimaste deluse dagli effetti speciali e dai combattimenti, mentre coloro che sono entrati solamente per le esplosioni e le belle pupe non hanno trovato soddisfazione, addormentandosi a metà pellicola. La realtà è che il film non vuole essere definito all'interno di un genere particolare, così come l'animazione giapponese che spesso e volentieri viene fraintesa quando esca dai suo confini d'origine, ma sfrutta quella tecnica tutta contemporanea del citazionismo per attingere da determinati modelli ma creando un prodotto nuovo ed unitario.
Cambiamo argomento per un secondo, parliamo di Tarantino.
Kill Bill. In molti lo hanno visto e, come per Matrix, in molti lo hanno snobbato o non compreso.
“Tarantino è un copione”, l'ho sentito milioni di volte da bocche inesperte di cinema che, seppur non capendo una virgola di grammatica filmica hanno apprezzato la pellicola (perché comunque Kill Bill è un film “attraente”, basta pensare che vi è una donna come protagonista).
Il background dei due autori è differente, se i Wachowski sono cresciuti con i fumetti della marvel ed i robottoni in televisione, Tarantino è rimasto con un piede negli States ed uno nel resto del mondo grazie all'ausilio della televisione. Film di Kung Fu, horror di serie B, spaghetti western, tutto quel genere di controcultura che, grazie a lui, oggi viene apprezzato anche in campo accademico.
La serie di Matrix e la serie di Kill Bill non sono poi troppo differenti dal punto di vista formale. Il citazionismo sia contenutistico che tecnico portano un messaggio nuovo e non si limitano a riprodurre manieristicamente un film degli anni '80 o un vecchio cartoon.

Tornando al nostro Matrix, percepiamo durante tutta la durata della pellicola (parlo ancora del primo film) una ventata di progresso, sempre con un occhio rivolto al passato. Così come l'Angelus Novus di Paul Klee, ripreso da Benjamin nel suo saggio "Sul concetto di storia", vola nel futuro con la speranza messianica di una rivoluzione e di un cambiamento rispetto alle macerie del passato, Neo riassume nella figura dell'Eletto questa attesa messianica e questa vera e propria rivoluzione (marxista) nel mondo del futuro.
La stessa tecnica del bullet-time brevettata nella famosissima sequenza d'apertura e mantenuta viva e agente per il resto della trilogia, segna un passo avanti per la cinematografia mondiale. Non è solamente un miglioramento degli effetti speciali, ma un nuovo modo di concepire il cinema d'azione, così come oggi, a distanza di soli dieci anni, Avatar ha cambiato gli standard ancora una volta.

Per quanto è ricca la trilogia di Matrix, potrei dedicare tutto un blog solamente alla sua analisi ! Ma non credo che sia il caso... per oggi è tutto!

Ps: Il signor Andy Wachowski ora è ... hem... la signorina Lana Wachowski :D

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