Speciale - Masters of Horror

L'horror invade la TV! Serie come True Blood e The Walking Dead (in arrivo ad Halloween) devono la loro fortuna al progetto Masters of Horror.
Bigio e il buon Stefano presentano uno speciale su questa serie americana , trasmessa nel 2005 dalla tv statunitense, che riunisce dietro la stessa macchina da presa i maestri del brivido di tutto il mondo.
Qualche nome?

Presto i primi articoli sugli episodi più interessanti.

Keep diggin'!



Iniziamo in grande stile con entrambi gli episodi diretti dal maestro John Carpenter (Halloween, The Thing, They lives, ecc...) tratti dalle relative serie di MoH.

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Serie 1 - Episodio 8 - Cigarette Burns (John Carpenter)
a cura di Bigio

Il film è una potenza, non è intrattenimento.

Questo è l’assunto principale del mediometraggio diretto da John Carpenter per la serie tv Masters of Horror. Sembra strano che uno dei padri del genere più spettacolarizzato del cinema contemporaneo possa cercare di dimostrare una simile teoria, eppure, Carpenter ci permette di sperare un futuro migliore per l’horror facendoci tornare alle sue origini: la pura violenza.
Cigarette Burns critica dall’interno il sistema cinematografico hollywoodiano e ambienta la sua storia all’interno di un circuito di filmakers indipendenti e collezionisti di pellicole scomparse. Il regista Backovic (chiaramente di origini russe, così come i maestri del cinema rivoluzionario) produce in Francia (patria della prima critica cinematografica seria) il suo capolavoro sperimentale: la fin absolue du monde. Questo film, al limite tra un prodotto d’avanguardia ed uno snuff movie, mostra qualcosa di stravolgente. Il suo contenuto è esemplare, è un simbolo di shock per lo spettatore. Il male puro rappresentato su pellicola che non si lascia solamente guardare, ma pretende di guardare egli stesso all’interno dell’animo dello spettatore in sala.

Questa è la funzione del cinema, secondo Gilles Deleuze, lo shock e la violenza permettono allo spettatore di non rimanere passivo ma di sentire veramente qualcosa muoversi dentro di se. Il cinema di Ejzenstejn, ad esempio, è un cinema di rivolta che coinvolge lo spettatore dal profondo e pretende da lui una risposta. Carpenter ci riporta indietro nel tempo, attualizzando tramite un prodotto della cinematografia contemporanea, ciò che il cinema è sempre stato e che, forse, oggi ha dimenticato. Lo stesso Benjamin descrive il cinema come una potenza politica, il film diviene politicizzato poiché il suo messaggio è funzionale ad un contesto sociale particolare (quello della seconda guerra mondiale, nel caso del filosofo) e cerca di animare la coscienza critica dello spettatore.
Il protagonista di Cigarette Burns ci ricorda il Di Caprio di Shutter Island o Inception, per via della sua barba incolta ma soprattutto per il passato tormentato. Il suicidio della sua giovane fidanzata ed il suo fantasma non lo abbandonano mai, i sensi di colpa si sedimentano durante il corso della sua indagine fino a risolversi nel climax del finale. Non a caso, spesso, certi film vengono apprezzati particolarmente da persone che sentono vive dentro di loro le tematiche affrontate nella diegesi. Sarà capitato sicuramente anche a voi, sembra che il film voglia parlarvi direttamente e che sappia tutto dei vostri problemi e preoccupazioni.

Cos’è esattamente La fin absolue du monde? Non è altro che la radice del male, la violenza impressa su pellicola cinematografica, ciò che ogni cineasta horror tenta di immortalare tramite i propri film e miseramente fallisce. Questo film è il trionfo del genere che, però, non può essere visto senza lasciare il segno. Così come le visioni morbose dell’universo di H.P. Lovecraft, anche questo film ha delle terribili conseguenze. Il passato riaffiora, lo schermo cinematografico diventa uno specchio sul quale sono riflesse le paure ed i timori di ogni spettatore. Nessuno sarà in grado di gestire una simile pressione.

Al termine del film assistiamo una sequenza molto interessante, a mio avviso simbolica per l’intero film. L’angelo incatenato, sacrificato per girare la pellicola di Backovic, ringrazia il protagonista e si allontana con in mano le bobine del film appena proiettato. Questi non è altro che l’Angelus Novus di cui ci parla Benjamin nel suo Saggio sul concetto di storia, la sua azione è messianica ed insieme al film stesso, cerca di risolvere i problemi del passato.

Il cinema, così come filosofia e psicoanalisi, è necessario all’uomo per guardare dentro se stesso.
Scavare, a questo punto, non è più un divertimento, ma un imperativo.
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Serie 2 - Episodio 5 - Pro Life (John Carpenter)
a cura di Stefano

Trama: Una ragazza messa incinta da una "misteriosa forza del male" vuole abortire. Cerca rifugio in una clinica specializzata in aborti ma viene ostacolata dal padre (Ron Perlman), uomo religioso allo stremo, e dai suoi 3 fratelli, che faranno di tutto per portare la figlia a casa.

Potrebbe sembrare un film che cerca di analizzare sotto una particolare luce il problema dell'aborto quale omicidio e atto inumano. Ma, a mio parere, Pro Life critica palesemente il fanatismo religioso che, oggi come ieri, si fa scudo della massima “il fine giustifica i mezzi”, per quanto riprovevole possa essere questo fine. Per non perderci in un lungo e noioso excursus nella storia della chiesa, ci basti pensare alle crociate, alla Santa Inquisizione, o altri mille esempi di questo genere.
"E' stato Dio a dirmi di farlo", "Dio vuole che lo facciamo" le frasi che più spiccano all'attenzione in Pro Life, e che maggiormente incarnano l’idea alla base di questo film.
E' questo il problema, il fatto che la maggior parte degli invasati religiosi che trovavamo e troviamo ancora oggi nella nostra civiltà giustifichino qualunque cosa, qualunque atto, se questo viene etichettato come "In nome di Dio". Quindi è giusto anche uccidere se necessario, è giusto denigrare, far parte di una comunità religiosa chiusa e bigotta nei confronti delle altre.
E' giusto, per queste persone qui.
Il discorso sembra essere marginale se analizzato prettamente nel contesto di Pro Life, ma il messaggio alla base è quello. Infatti Carpenter, a mio modesto parere, si prende una sua personale soddisfazione, facendo crollare alla fine del film tutte le certezze a cui si era aggrappato il padre della ragazza, mostrandogli le mostruose sembianze della creatura partorita da questa; non c'era più Dio a proteggerlo, perché non c'era mai stato, non era Dio ad avergli portato via suo figlio ucciso, ma era stato lui stesso con la sua rischiosa manovra d'accesso alla clinica, non era stato Dio a volere la gravidanza della figlia, ma il Demonio, che l'aveva anche ingravidata.

Seppur la figura del Demonio possa sembrare quasi ridicola, ricordando i mostri nei film degli anni 50, essa incarna metaforicamente la malvagità dell'uomo ed è funzionale al percorso intrapreso dal film. In particolare, le azioni del padre che sembrano non seguire un filo logico, se non quello dogmatico di sottoporre la figlia ad un aborto; ma, come è noto fin dall'inizio del film, le azioni compiute dal padre sono valide solamente accettando l’esistenza di Dio, ed è proprio per questo che la rinnovata consapevolezza acquisita alla fine del film, o meglio, vorrei che ci fosse stata ma realmente non può esserci, perché se Pro Life mostra l'esistenza del male, il Demonio appunto, deve esserci anche l'esistenza del bene, quindi Dio.

Quindi, paradossalmente e contrariamente a tutto quello che ho illustrato fin'ora, il film si struttura sull'esistenza dei due estremi e la manifestazione diretta di uno di essi, ma la critica esposta da Carpenter rimane ugualmente la stessa.
PS: Si vede proprio che dietro questo film c'è Carpenter, la creatura partorita dalla ragazza è un palese omaggio al film La Cosa, e se l'avete visto e poi vedete Pro Life, capirete perchè ;)
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